mercoledì 19 settembre 2012

Alessandro Del Piero: giocare per vivere…quando un pallone è tutta la tua vita!!!



Per mesi ho atteso di avere quel libro, il tuo libro…dove si narra di te, si narra di noi…ed ora che ho già finito di leggerlo, vorrei non averlo finito mai, vorrei continuare in eterno quel dialogo iniziato tra me e te, tra te e noi, 19 anni or sono, tra emozioni e sensazioni senza tempo che solo a ricordarle mi tornano i brividi…

Quelle 115 pagine non svelano alcuno scoop, come qualcuno avrebbe voluto, ma d’altronde tale termine non ha mai avuto a che vedere con te, con quello che è sempre stato il tuo stile inconfondibile, fatto di pacatezza e genuinità; quelle pagine parlano solo e semplicemente di Alessandro, un ragazzino per il quale il pallone era la vita ed era felice anche al solo pensiero di giocare, un giorno non troppo lontano, in un grande stadio...



Alessandro da Saccon di San Vendemiano sognava, sognava tanto e nei suoi sogni c’era sempre un pallone e una rete che si gonfiava, mentre una platea gremita lo applaudiva fragorosamente…d’altronde a quel tempo gli era consentito solo sognare, perché un papà elettricista e una mamma che si spaccava la schiena a pulire in tutte le case del paese, lo tenevano coi piedi ben piantati per terra, già consapevole che senza il sacrificio e il sudore della fronte si ottiene ben poco  e nulla mai ti è regalato…

Quel sogno ha saputo coltivarlo, partendo da una pallina da tennis tra le sedie di casa, fino a una doppietta al Santiago Bernabeu con tanto di standing ovation…e non gli è costato poco, perché non si diventa di colpo campioni, non in un batter d’occhio, ma dopo una moltitudine di ostacoli da sormontare uno per uno!!!

Dai primi calci in oratorio alle giovanili del Padova il passo è stato breve perché la stoffa già c’era, ma non era ancora un punto di arrivo, era solo l’inizio di un carriera che poi sarebbe stata sfolgorante…e poi non tutto è stato rose e fiori, come spesso può sembrare la vita di un calciatore…a 13 anni non è facile staccarsi dalla propria famiglia e tuffarsi in una realtà ben più grande e ben diversa, fatta di allenamenti continui, di tanto lavoro, di tante rinunce…

Alessandro in fondo era un ragazzino e lasciare la sua casa, la sua famiglia, i suoi amici più cari, non fu certo facile, però quel fuoco sacro era già dentro lui, ardente come non mai, ed è proprio in quei momenti che con grande sofferenza metti da parte i sentimenti e indossi una sorta di corazza che ti proteggerà dai rimpianti, dalla nostalgia e dalle insidie che la solitudine a volte può portarti…E’ una specie di autodifesa che parte spontanea quando un sogno è talmente grande da volerlo tutelare ad ogni costo…



Gli anni a Padova non furono subito semplici, quel ragazzino timido non si lamentava, ma scalpitava per la voglia di giocare e questo non sempre avveniva, la tentazione di mollare tutto lo prese più volte, ma quella passione incontenibile lo indusse a desistere e a continuare a lottare per ritagliarsi il suo posto nell’impenetrabile mondo del calcio…

E venne il giorno in cui tutti gli sforzi furono premiati, ci vuole tempo e pazienza, ma prima o poi accade per tutti…perchè la pazienza è proprio come una tela di Penelope, un giorno la tesserai di più, l’altro la sfilerai, perché ogni giorno è diverso dall’altro e quando perderai la fiducia, sarà come se avessi finito il filo…

E Alex un bel dì ricomincio ad usarlo quel “telaio”, perché quando proprio a te, cresciuto a pane e Juventus, col mito di Platini, col suo poster in camera, ti si presenta davanti un tal Boniperti chiedendoti se ti faccia piacere andare a giocare nella Vecchia Signora, nella regina del calcio italiano, allora il cielo lo tocchi con un dito e cominci a volare, perché il tuo sogno comincia ad assumere le sembianze della realtà, quella stessa solamente accarezzata più volte con la mente, mentre giocavi nel campetto dietro casa e con la fantasia vincevi lo scudetto, la Champions e tutti invocavano il tuo nome…



La risposta di Alessandro la conosciamo tutti ed è stato il “Si” più importante per tutti noi, quello stesso che ha coronato una storia d’amore di quasi 20 anni, fatta di dedizione a un’unica maglia, di vittorie indimenticabili, di colpi di classe pura, di ascese e discese, ma sempre e solo al nostro fianco…

Quel ragazzino timido, di strada ne ha fatta tanta e in questo ventennio in bianco e nero è cresciuto accanto a noi, ci ha presi per mano e ci ha portati sulle vette più alte d’Italia, d’Europa e del mondo, ci ha riempito il cuore di orgoglio e di emozioni, gli occhi di lacrime di gioia e ci ha coccolati in un sogno durato quasi una vita, bruscamente interrotto il 30 giugno di quest’anno, quando uno stupido pezzo di carta ha sancito la fine di un idillio meraviglioso, che comunque non finirà mai, perché non sarà la scadenza di un contratto a cancellare quello che Ale è stato per noi e sempre lo sarà…

                                                                                              
La sua ultima decisione, quella di avventurarsi dall’altra parte del mondo pur di escludere qualsiasi remota possibilità di scontrarsi con la Juventus, la sua Juventus, è l’ennesima prova di un amore incondizionato, di un rispetto che commuove nei confronti della  squadra che è stata tutto per lui; è un ulteriore prova di quanto nella sua esistenza abbia sempre e solo camminato nell’umiltà, scindendo Alessandro da Del Piero, mettendo sempre al primo posto l’uomo e poi il calciatore, non facendosi mai travolgere dal mare della fama, ma rimanendo sempre e solo Alessandro da Saccon, quel ragazzino che distruggeva il salotto di casa iniziando a tirare i primi calci ad un pallone con la chiara consapevolezza che non avrebbe smesso mai più, ma avrebbe continuato a giocare ancora, ancora e ancora…


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