Per mesi ho atteso di avere
quel libro, il tuo libro…dove si narra di te, si narra di noi…ed ora che ho già
finito di leggerlo, vorrei non averlo finito mai, vorrei continuare in eterno quel
dialogo iniziato tra me e te, tra te e noi, 19 anni or sono, tra emozioni e
sensazioni senza tempo che solo a ricordarle mi tornano i brividi…
Quelle 115 pagine non
svelano alcuno scoop, come qualcuno avrebbe voluto, ma d’altronde tale termine
non ha mai avuto a che vedere con te, con quello che è sempre stato il tuo
stile inconfondibile, fatto di pacatezza e genuinità; quelle pagine parlano
solo e semplicemente di Alessandro, un ragazzino per il quale il pallone era la
vita ed era felice anche al solo pensiero di giocare, un giorno non troppo lontano,
in un grande stadio...
Alessandro da Saccon di San
Vendemiano sognava, sognava tanto e nei suoi sogni c’era sempre un pallone e
una rete che si gonfiava, mentre una platea gremita lo applaudiva
fragorosamente…d’altronde a quel tempo gli era consentito solo sognare, perché un
papà elettricista e una mamma che si spaccava la schiena a pulire in tutte le
case del paese, lo tenevano coi piedi ben piantati per terra, già consapevole
che senza il sacrificio e il sudore della fronte si ottiene ben poco e nulla mai ti è regalato…
Quel sogno ha saputo
coltivarlo, partendo da una pallina da tennis tra le sedie di casa, fino a una
doppietta al Santiago Bernabeu con tanto di standing ovation…e non gli è
costato poco, perché non si diventa di colpo campioni, non in un batter d’occhio,
ma dopo una moltitudine di ostacoli da sormontare uno per uno!!!
Dai primi calci in oratorio
alle giovanili del Padova il passo è stato breve perché la stoffa già c’era, ma
non era ancora un punto di arrivo, era solo l’inizio di un carriera che poi
sarebbe stata sfolgorante…e poi non tutto è stato rose e fiori, come spesso può
sembrare la vita di un calciatore…a 13 anni non è facile staccarsi dalla
propria famiglia e tuffarsi in una realtà ben più grande e ben diversa, fatta
di allenamenti continui, di tanto lavoro, di tante rinunce…
Alessandro in fondo era un
ragazzino e lasciare la sua casa, la sua famiglia, i suoi amici più cari, non
fu certo facile, però quel fuoco sacro era già dentro lui, ardente come non
mai, ed è proprio in quei momenti che con grande sofferenza metti da parte i
sentimenti e indossi una sorta di corazza che ti proteggerà dai rimpianti, dalla
nostalgia e dalle insidie che la solitudine a volte può portarti…E’ una specie
di autodifesa che parte spontanea quando un sogno è talmente grande da volerlo
tutelare ad ogni costo…
Gli anni a Padova non furono
subito semplici, quel ragazzino timido non si lamentava, ma scalpitava per la
voglia di giocare e questo non sempre avveniva, la tentazione di mollare tutto
lo prese più volte, ma quella passione incontenibile lo indusse a desistere e a
continuare a lottare per ritagliarsi il suo posto nell’impenetrabile mondo del
calcio…
E venne il giorno in cui
tutti gli sforzi furono premiati, ci vuole tempo e pazienza, ma prima o poi accade
per tutti…perchè la pazienza è proprio come una tela di Penelope, un giorno la
tesserai di più, l’altro la sfilerai, perché ogni giorno è diverso dall’altro e
quando perderai la fiducia, sarà come se avessi finito il filo…
E Alex un bel dì ricomincio
ad usarlo quel “telaio”, perché quando proprio a te, cresciuto a pane e
Juventus, col mito di Platini, col suo poster in camera, ti si presenta davanti
un tal Boniperti chiedendoti se ti faccia piacere andare a giocare nella
Vecchia Signora, nella regina del calcio italiano, allora il cielo lo tocchi
con un dito e cominci a volare, perché il tuo sogno comincia ad assumere le
sembianze della realtà, quella stessa solamente accarezzata più volte con la
mente, mentre giocavi nel campetto dietro casa e con la fantasia vincevi lo
scudetto, la Champions e tutti invocavano il tuo nome…
La risposta di Alessandro la
conosciamo tutti ed è stato il “Si” più importante per tutti noi, quello stesso
che ha coronato una storia d’amore di quasi 20 anni, fatta di dedizione a un’unica
maglia, di vittorie indimenticabili, di colpi di classe pura, di ascese e
discese, ma sempre e solo al nostro fianco…
Quel ragazzino timido, di
strada ne ha fatta tanta e in questo ventennio in bianco e nero è cresciuto
accanto a noi, ci ha presi per mano e ci ha portati sulle vette più alte d’Italia,
d’Europa e del mondo, ci ha riempito il cuore di orgoglio e di emozioni, gli
occhi di lacrime di gioia e ci ha coccolati in un sogno durato quasi una vita, bruscamente
interrotto il 30 giugno di quest’anno, quando uno stupido pezzo di carta ha
sancito la fine di un idillio meraviglioso, che comunque non finirà mai, perché
non sarà la scadenza di un contratto a cancellare quello che Ale è stato per
noi e sempre lo sarà…
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